I PITAGORICI


PITAGORA E LA FORMAZIONE DELLA SCUOLA DI MILETO

Pitagora si stabilì nella bella e ricca Crotone dopo la sconfitta delle città ioniche contro i Persiani. 
Proprio qui, creò una nuova scuola filosofica chiamata "La Fratellanza Pitagorica".  In questa scuola c'era un'atmosfera quasi sacrale.
Molti seguaci di Pitagora  lo veneravano e lo consideravano quasi come una divinità, anche se la sua figura era avvolta da un alone di mistero.

La scuola pitagorica fa pensare per molti suoi aspetti ad una setta religiosa. I discepoli si dividevano in
acusmatici, ovvero le persone a cui era imposto il silenzio
e i matematici ovvero coloro che potevano fare domande ed esprimere la loro opinione in modo libero.
Questi aspetti, appartenenti a un'epoca in cui spesso l'analisi razionale era legata al il mito, si affiancano a elementi di eccezionale modernità, come per esempio l'accettazione delle donne all'interno delle scuole filosofiche.
Le dottrine fondamentali dei pitagorici erano due:
  1. la dottrina dell'anima
  2. la dottrina del numero
 
IL DESTINO DELL'ANIMA E LA RICERCA DELLA PURIFICAZIONE
 
Pitagora era mosso dal desiderio di tracciare un via di purificazione dell'anima, intesa come un principio divino e immortale imprigionato in noi per una colpa originaria.  
 
Questa dottrina veniva ripresa dall'orfismo ovvero un movimento religioso ispirato a Orfeo (personaggio della mitologia greca). Gli orfici pensavano che, dopo la morte, la loro anima fosse destinata a reincarnarsi fino a che tutte le colpe non fossero espiate. Specifiche pratiche o riti purificazione avevano lo scopo di velocizzare questa azione.

La ricerca di Pitagora si basa proprio sullo studio dei mezzi per purificare l'anima dalla vita materiale. Questi mezzi vengono individuati in una prassi di vita ascetica, ovvero l'obbedienza a precetti molto severi e, soprattutto, nell'esercizio della filosofia. Questo portava alla contemplazione dell'ordine regnante nell'universo, permettendo allo studioso di riprodurne la proporzione e la misura (bellezza) anche nella sua vita.

LA DOTTRINA DEL NUMERO

Oltre alla purificazione dell'anima, nella scuola pitagorica vi è la dottrina del numero, ipotizzata per la prima volta dai pitagorici stessi.
Tra le due dottrine (orfismo e del numero)  vi è un collegamento molto stretto: la vita di un filosofo, infatti, è caratterizzata dall'ordine e la misura nel tenere a freno gli istinti del corpo. Questa dottrine, apprese dal filosofo, pervadono tutto l'universo o "cosmo" in ogni sua manifestazione.

Se ammiriamo la volta celeste, rimaniamo abbagliati dal moto regolare e ordinato degli astri. Stessa cosa vale per le melodie musicali, il susseguirsi delle stagioni, dei mesi e dei giorni. Tutto questo viene regolato dalla legge del numero.

Sulla base di queste osservazioni, i pitagorici affermano che la vera sostanza delle cose non sta nell'acqua, nell'aria o nell'àpeiron (come ritenuto da Talete, Anassimandro e Anassimene) ma nel numero. Infatti, grazie al numero possiamo cogliere la realtà profonda del cosmo, fatta di proporzione quantitativa tra gli elementi.
 
 
IL NUMERO COME PRINCIPIO COSTITUTIVO DELLA REALTA'

I pitagorici considerano il numero, oltre che come strumento di conoscenza, anche come il vero e proprio principio generale di tutte le cose.
Per i Greci invece, il numero non era qualcosa di astratto, ma aveva caratteristiche fisiche e geometriche. La sua unità veniva indicata con un punto dotato di estensione spaziale: un numero era contemporaneamente una figura geometrica e viceversa. 

I numeri vengono divisi in pari e dispari:
dispari: un'entità limitata, simbolo della perfezione, perché solo ciò che è limitato permette la misurazione
il pari: un'entità illimitata ed è simbolo di imperfezione, parola anche associata al disordine. 
 
Nella dottrina pitagorica si pensa che tutti i fenomeni della vita abbiano una relazione con i numeri e, questi ultimi, sono assunti a simboli delle virtù sociali.

   
Numero 1
: chiamato "parimpari", perchè ha sia la natura del pari che dell'impari, rappresenta l'intelligenza.
Numero 2: esprime l'opinione sempre mutevole e incerta.
Numero 4: quadrato di due, rappresenta la giustizia.
Numero 10: numero perfetto, viene raffigurato come un triangolo che ha come lati il 4, esso contiene quindi sia il pari sia il dispari.


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