Protagora

 Protagora fu il massimo rappresentante della prima sofistica.


Con Protagora prende consistenza quel pensiero agnostico e illuministico proprio della sofistica, il cui criterio di verità è quello dell'abilità soggettiva indipendentemente da ogni riferimento alla natura delle cose.

 Nella sua opera Intorno agli dei Protagora afferma che di essi non si può sapere né se esistono né se non esistono, per le troppe difficoltà in cui s'imbatte la conoscenza. 


Tutte le opinioni sono quindi vere, anche quelle tra loro contraddittorie, e una distinzione tra esse è reperibile solo sul piano della loro funzionalità e utilità pratica: “tutte le opinioni sono ugualmente vere, però alcune sono più utili e giovevoli e altre meno”. Ed è qui che si inserisce il magistero del sofista e di Protagora in particolare (che si presenta espressamente come maestro di virtù politica), il cui compito è quello di far risaltare l'utilità o meno di alcune opinioni.


Strumento di questa opera di “persuasione” sono la retorica e l’oratoria tanto quella che si esercita mediante lunghi discorsi, quanto quella che si attua in un breve domandare e in un breve rispondere. La frase famosa: “l'uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono” si trova nella sua opera principale, Sulla verità.  


Le cose sono come esse appaiono; la sensazione infatti è sempre di cosa che è. Da ciò deriva che solo l'esperienza sensibile può fornire materiale utile per i ragionamenti. Perdute quasi per intero le sue opere, anche la dottrina di Protagora, che trovò oppositori in tutta l'antichità e tra i contemporanei, è variamente interpretata.





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