IL MITO DI EROS

Quando nacque Afrodite, gli dei si raccolsero a banchetto, e tra gli dei c’era anche il figlio di Metis, Poros. Quando gli dei ebbero finito di cenare, arrivò, come era solito quando si banchetta, Penia per mendicare. Poros, ubriaco, si era messo a dormire, allora Penia, volendo avere un figlio da Poros, giacque con lui. Dalla loro unione nacque Eros.

Eros era grande demone: non era né un dio né un uomo, ma un essere intermedio che riusciva a far cominciare gli uomini e le divinità. Il mito ci dice che è figlio di un dio, Poro, che rappresenta l"intraprendenza", l"avventura", e di Penia, la "povertà", l"indigenza", il "bisogno"


Eros è seguace e ministro di Afrodite, che rappresentava la bellezza, perché è stato generato quando la dea nacque, quindi è amante del bello. In quanto figlio di Poros e di Penia, lui, come la madre, è sempre povero, duro, scalzo, senzatetto, uso a dormire sulla nudo terra, a cielo aperto, sempre in miseria. Invece come il padre, è sempre pronto a tendere insidie ai belli e ai buoni, coraggioso, temerario, avido d’intendere, ricco di espedienti, intendo a filosofia per tutta la vita, incantatore, mago e sofista. 


È quindi in mezzo fra la sapienza e l’ignoranza.





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